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Compliance Fiscale: la soluzione al fallimento della lotta all’evasione

Il 2021 porta già un vento di novità: l’atteggiamento dell’Amministrazione finanziaria sembra sarà finalmente diverso.

Legge di Bilancio 2021

Nella Legge di Bilancio 2021 non sono infatti previsti specifici aumenti del gettito derivanti da attività generale di contrasto all’evasione fiscale. Si prevede, al contrario, la costituzione di un fondo da alimentare con le entrate effettivamente generate dal miglioramento dell’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti. La cosiddetta Compliance fiscale.

La motivazione è chiara e ben evidente a tutti. Negli ultimi anni le politiche di miglioramento della compliance e più in generale dell’adempimento spontaneo dell’obbligo tributario da parte dei contribuenti hanno conseguito risultati notevoli e superiori alle aspettative.

La compliance fiscale

La compliance fiscale, per la prima volta, si erge al ruolo di protagonista principale nell’azione di riduzione dei fenomeni evasivi all’interno di una manovra di bilancio.   

Oltre all’esecutivo è di questo parere anche l’amministrazione finanziaria, che aveva già dato segnali espliciti in tal senso. Lasciando capire come la compliance fiscale risultasse la soluzione migliore per colmare il gap fiscale tra le entrate previste e quelle effettivamente incassate.

Molte testate giornalistiche associano questo cambiamento di rotta ai risultati positivi della compliance ed alla rilevante crescita dei contribuenti nella propensione agli adempimenti fiscali. Credo personalmente che la motivazione del cambio di rotta sia dovuto al fallimento della lotta all’evasione. É necessario ribadire come la lotta all’evasione fiscale abbia portato, in questi anni, risultati molto scarsi da parte dell’Amministrazione finanziaria. Ogni nuovo governo in carica ribadisce la necessità di una seria lotta all’evasione fiscale con gli stessi ingredienti:

  • ridurre la soglia per l’uso del contante,
  • favorire l’uso della moneta elettronica,
  • agevolare la condivisione di informazioni tra amministrazioni diverse,
  • potenziare gli strumenti di misurazione induttiva del reddito
  • migliorare la qualità degli accertamenti.

E molto di questo negli ultimi anni è stato fatto, sempre tutto a scapito degli operatori finanziari e degli imprenditori, con bonus ed agevolazioni quantomeno discutibili, che alla fine di tutto non hanno portato nessun risultato veramente positivo.

La verità, evidentemente, è che con la lotta all’evasione qualcosa si racimola, ma forse si enfatizzano risultati che a un’attenta osservazione diventano piuttosto ordinari.

La Corte dei Conti, spiega che i controlli sostanziali dell’Agenzia – ovvero quella parte di attività che si identifica realmente con il contrasto dell’evasione – hanno portato introiti per 5,5 miliardi. Introiti che sono meno di un terzo dei 16,2 miliardi che l’amministrazione assegna alla voce «contrasto dell’evasione». Segnando per altro una notevole flessione rispetto agli anni precedenti (-24% sul 2017), visto il crescente utilizzo del ravvedimento, questo si rivela molto efficace.

Inoltre l’Agenzia delle Entrate, come sappiamo, è ancora alle prese con i postumi della vicenda dei dirigenti nominati senza procedure di concorso e poi dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale nel 2015. Ne risentono sicuramente i risultati degli accertamenti, quelli ordinari sono in flessione (263mila, l’11,5% in meno rispetto al 2017), ben lontani dai livelli pre-2016 (circa 310mila all’anno). Colpisce anche che le probabilità di essere sottoposti a controllo continuano a restare marginali: si rischia un controllo ogni 41 anni (2,4% di probabilità).

Quindi sulla lotta all’evasione occorre fare di più. Ma senza complicare la vita ai contribuenti italiani con sempre nuovi adempimenti fiscali, inutili dal punto di vista accertativo. Occorre cominciare ad attaccare davvero i grandi evasori attraverso controlli su redditometro e consumi personali.

Infatti l’Amministrazione finanziaria non ha alcun vantaggio nel recuperare il piccolo debito fiscale non pagato dal contribuente. E’ noto che il debito con Agenzia delle Entrate, se non saldato, si tramuti in cartella esattoriale. Nel caso in cui l’importo della cartella sia piccolo, da 1.000 fino anche a 5.000 euro, i metodi per la riscossione e le spese amministrative rendono non conveniente la riscossione. In questa direzione sono stati i provvedimenti “spazzacartelle” del 2019, le Rottamazione ed il Saldo e Stralcio, riproposto negli ultimi anni e sicuramente di attualità anche nel 2021.

Per contro, sono certamente positivi i dati sulla compliance: nel 2018, oltre 2,2 milioni di lettere-comunicazioni, con 670mila ravvedimenti, per 1,5 miliardi di euro.